On 16:52 by Massimiliano Barattucci in benessere, cambiamento, depressione, disagio, felicità, persona, Pescara, psicologia, psicologia clinica, psicologo, psicoterapeuta, Psicoterapia, Sintomi, terapia
Agata, un caso di depressione: “Chi può essere interessato a parlare con me?”
Pensieri di inadeguatezza, sensi di colpa eccessivi e convinzioni di non meritare affetto e considerazione possono rappresentare dei segni premonitori di una sindrome depressiva.
In questo caso clinico, Agata 42 anni, libero professionista, racconta con le sue parole gli schemi cognitivi tipici della depressione:
una visione negativa della realtà che le fa apparire difficile continuare ad avere obiettivi nella vita,
la presenza di distorsioni cognitive che hanno un grosso impatto sulle capacità di interpretare gli eventi passati e presenti.
Si rivolge allo psicologo decisa ad affrontare le sue difficoltà.
Una separazione dolorosa e una vita da far ripartire
Primogenita, madre e padre viventi rispettivamente di 66 e 60 anni, diplomati e imprenditori; ha un fratello di 32 anni. Di famiglia agiata e in ottima situazione economica.
Separata dal 2004: separazione richiesta dalla paziente in seguito a vicende extraconiugali e lavorative del coniuge.
Vive da circa un anno in un appartamento adiacente a quello dei genitori con i suoi 2 figli, una ragazza di 12 anni, un bambino di 10 anni.
L'influsso degli eventi sui pensieri
I pensieri di Agata sono caratterizzati da rigidità e distorsioni:
Catastrofismo “Non troverò mai più un uomo capace di amarmi”,
Affermazioni condizionali “Farò come dice mia madre almeno non avrò problemi di essere giudicata male” o “non devo mostrare troppo i miei sentimenti altrimenti sarò vulnerabile”,
Pensieri del tipo tutto o niente “devo essere una brava figlia”, Iper-generalizzazioni “Non ce la farò da sola, nessuno mi vuole più bene” o “Chi può essere interessato a parlare con me?”.
Le rimurginazioni sulla sua condizione sono connotate da emozioni fortemente negative, espresse chiaramente nei colloqui con lo specialista psicologo - psicoterapeuta.
“Non sono abituata a pensare alla mia felicità”
Paziente (P): “sono passati due anni da quando vivo da sola con i miei figli e sento di non avere più nulla da dire e da fare nella vita, va sempre peggio”
Psicologo - Terapeuta (T): Cosa rende la sua situazione peggiore?
P: “il fatto che non so cosa fare, non ho prospettive, non ho amici, non ho una relazione, non ho obiettivi”
T: Quali potrebbero essere le ragioni che l’hanno portata a questa situazione?
P: “…, non so, forse il fatto di aver riposto tanta fiducia in persone che non la meritavano”
T: E’ questa la ragione che l’ha portata a non avere prospettive e amici?
P: “…, si, adesso non ho più fiducia di nessuno…”
T: Ha fiducia in se stessa?
P: “E come potrei? Ho sbagliato tutto con gli altri”
T: Cosa teme che possa accadere?
P: “Rimanere sola”
T: Ciò la spaventa?
P: “Si, …, vorrei qualcuno che mi aiutasse”
T: Crede che da sola non possa farcela?
P: “No, …, non so”
T: Cosa le fa pensare di non essere capace di farcela?
P: “I miei fallimenti, il matrimonio, il rapporto con i miei genitori.., la mia vita..”
T: Quali sono le prove a favore del fatto che non possa farcela a tornare serena?
P: “…, Ho fatto tutto ciò che poteva interessarmi, ora non punto più a niente”
T: Cosa le fa pensare che non può più porsi obiettivi personali?
P: “Gli altri obiettivi sono stupidi”
T: Di quali obiettivi parla?
P: “Stare bene, pensare a me stessa, rilassarmi, trovare un marito che sia un uomo capace di fare tanto per me..”
T: Reputa che questi siano obiettivi stupidi?
P: “no, …, sono importanti ma…, stupidi se li confronto con i figli e il matrimonio..”
T: Non crede che essere felici sia una priorità?
P: “Forse.., ma io ho.. sempre guardato alla felicità degli altri…”
T: Ciò la fa stare bene?
P: “Si, molto”
T: Cosa le fa pensare che interessarsi di se stessa non la possa far sentire meglio?
P: “Mi sentirei egoista…”
T: Cosa intende per egoista?
P: “Non sono abituata a…, pensare alla mia felicità..”
T: Crede che sia difficile pensare a se stessi, alla propria felicità?
T: Crede che sia una priorità pensare a se stessi?
P “Si.., vorrei tanto saperlo fare... senza sensi di colpa”
T: Se in passato si è sentita allo stesso modo, cosa ha fatto per sentirsi meglio?
P: “Scusi ma.. me ne sono letteralmente... fregata, quando me ne frego… sto meglio”
T: Cosa intende per me ne frego?
P: “Che non mi interesso degli altri ma solo di me stessa”
T: E ciò l’ha fatta sentire meglio?
P: “Si, perché ero io a decidere cosa era meglio per me, …”
T: E ha avuto sensi di colpa?
P: “No perché mi sentivo bene”
T: Quindi lei sa occuparsi di se stessa, no?
P: “Si”
T: E quando lo ha fatto si è sentita bene?
P: “Si”
T: Adesso reputa che sia una priorità stare bene ?
P: “…Vorrei tanto”
T: Quindi lei sa come fare a stare bene ma è sempre stata interessata al bene degli altri. Adesso che è da sola non crede che possa organizzarsi per stare bene?
P: “Potrei…”
T: Quando è lei a decidere, si sente meglio?
P: “Si, si, sempre”
T: Quindi lei è capace di stare bene e crede di averne il diritto, ciò è molto diverso dal sentirsi egoisti e senza obiettivi
P: “Forse dovrei iniziare a fregarmene…”
T: Cioè a pensare a se stessa?
P: “Si”
T: Fregarsene la fa sentire bene?
P: “Si”
T: Bene, questa è una strategia per stare bene, gliene vengono in mente altre?
P: “Eh! Tante!”
T: Ad esempio?
P: “Viaggiare…, fare sesso…”
T: Non crede che stare bene la possa aiutare ad affrontare la solitudine?
P: “Si, credo che... dovrei provare... anzi... ci proverò...”
La depressione è disturbo che va affrontato il prima possibile.
Intervenire è semplice e alla portata di tutti. Chiedi ad uno specialista psicologo-psicoterapeuta.
Massimiliano Barattucci
PROCESSI DI PENSIERO NELLA DEPRESSIONE
Studio di Psicologia e Psicoterapia
Dott. Massimiliano Barattucci
Psicologo - Psicoterapeuta - Dottore in Ricerca
Pescara - Piazza Alessandrini 22
Spoltore (PE) - via Di Marzio 11
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